Birra, lo sai cosa bevi?
“Birra e sai cosa bevi”, recitava un celebre claim pubblicitario. Ma non è sempre vero. Soprattutto se le birre tra cui scegliere sono tante e decisamente diverse tra loro.
Per cominciare ad entrare in questo vasto mondo fatto di storia, colori, profumi e sapori, dobbiamo probabilmente prendere a prestito un vecchio adagio che recita, come anche un viaggio di mille chilometri inizi con una passo.
In questo, il nostro emozionato primo passo si risolve nella risposta alla fatidica domanda: “ok, tutto bello, ma in definitiva, che cos’è la birra?”
La riposta che mi piace di più l’ha data uno di quelli che ne sanno così tanto, da non aver bisogno di parole difficili: “la birra è infuso di cereali aromatizzato e fermentato”.
Aggiungo che si produce birra fin da tempo immemore, per quel che ne sappiamo oggi, sono almeno 13.000 anni. Sappiamo anche che la birra, fin dalle sue origini ha un ruolo simbolico, oltre che alimentare. Legata al concetto di femminilità, fertilità, e maternità, è stata considerata il tramite con la spiritualità e il divino in molte civiltà del passato. Giusto per fare un solo esempio, i sacerdoti Sumeri versavano della birra sugli altari, prima di rivolgere domande e doni agli Dei.
Sappiamo anche moltissime altre cose, ma poiché questa non vuole essere una lezione di storia, occupiamoci di quello che molti, in effetti, ancora non sanno. Mi vengono a mente, per adesso, tre punti.
Prima domanda: che differenze ci sono tra la birra industriale e quella artigianale?
Diritto alla mano, la legge italiana n.154, Capo V, del 28 luglio 2016, definisce la birra artigianale come “la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione”.
Il piccolo birrificio “indipendente”, deve esserlo legalmente, economicamente ed utilizzare impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio e “la cui produzione annua non superi i 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi”.
In buona sostanza da una parte abbiamo la grande industria che produce birre necessariamente con un profilo organolettico standard e mai sopra le righe, mentre dall’altra ci sono gli artigiani a gli agricoltori della birra. Protagonisti da una filiera più corta e resistente , che puntano tutto su un prodotto originale, estremamente variegato, che mette al primo posto la fantasia e la qualità della materia prima.
E non finisce qui, dal 2015 è riconosciuto anche un vero e proprio stile birrario made in italy, le Italian Grape Ale. Birre prodotte dal 2006, con mosto d’uva, sapa, lieviti da vino, acini, lliqueur d’expedition e altre forme di sposalizio tra il mondo vitivinicolo e quello brssicolo. Cosa a ben vedere più che naturale, in un paese ricco di biodiversità enogastronomica come il nostro. Un’altra eccellenza italiana da difendere valorizzare.
Seconda domanda: dove si produce la birra artigianale in Italia?
Lungo tutto lo stivale. Con oltre mille produttori tra birrifici e brew pub, ogni Regione del Bel Paese pullula di ottimi produttori, situati spesso in luoghi stupendi. Dalla Versilia, alle Crete Senesi, dalle Dolomiti a Venezia, dalle coste del cagliaritano, alle Murge, da Roma al Circeo e così via. Potrei proseguire per ore.
Ci siamo capiti: la birra può rappresentare oggi, anche una bussola fantastica per viaggiare. Gli itinerari a tema birrario, o beer tour, permettono di vivere l’Italia al meglio. Soprattutto di questi tempi. Un turismo lento, che lega arte, sport, natura, sport e, naturalmente, gusto.
Terza domanda: perché scegliere la birra di un produttore artigianale italiano?
Perché le birre artigianali italiane sono molto buone, sono originali e possono soddisfare i palati più disparati. Spesso vengono prodotte con prodotti locali e pian piano si sta sviluppando anche una filiera italiana dei cereali da birra e del luppolo. Ma non solo: la birra artigianale si presta benissimo agli abbinamenti con i grandi piatti della cucina italiana, dai classici nazionali alle preparazioni locali.
E concludo (ma torneremo presto sull’argomento, tranquilli…) con una golosa provocazione: le birre artigianali danno soddisfazioni enorme sia come ingrediente che come accompagnamento ai dolci. Dalla cioccolata, ai dolci al cucchiaio, alle creme e alla biscotteria. In effetti, nel rapporto coi dolci, tra birra e vino non c’è proprio storia.
In fine dei conti cari amici, probabilmente non aveva ragione Philippe Delerm, quando scrisse che con il primo sorso di birra abbiamo preso il meglio. Perché ogni volta, ricomincia il viaggio.
Renato Nesi